GamesWeek 2013 – Scorrazzate milanesi

Avevo preso questi biglietti per Cagliari-Malpensa dal giugno scorso. All’epoca, né io né il mio ragazzo sapevamo che, negli stessi giorni del nostro soggiorno in Nord Italia, si sarebbe svolta la Games Week, un evento videoludico di tutto rispetto. Ora, considerando che scrivo di videogiochi da quando avevo 10 anni – narrativamente parlando – o da quando ne avevo 15 – giornalisticamente parlando – era impossibile non prendere parte alla fiera o, perlomeno, non andare lì a dare un’occhiata. Cosa che, forse un po’ incoscientemente, abbiamo fatto.

Mettiamo in chiaro una cosa: una fiera di videogames, di domenica, in una nazione in cui è ancora vista come una cosa eccezionale (provate ad andare a Colonia o a Santa Monica), e in cui il PEGI è solo un numeretto che aggiunge un po’ di colore sulle boxart, è un delirio.
Se partite sapendolo, sarete meno sconvolti quando ve ne renderete conto sul campo.
Prendere il treno da Novara, in cui soggiornavamo, a Milano Centrale, è stata inaspettatamente la parte meno delirante di tutte. Non foss’altro che eravamo in ritardo e abbiamo dovuto letteralmente fiondarci verso la stazione. Il viaggio, inaspettatamente, è stato fin troppo tranquillo per essere sul Torino-Milano. Per la prima volta, abbiamo addirittura visto il controllore su questa tratta. Per la serie: lavoriamo la domenica, che a bordo non c’è nessuno.
Il manicomio è cominciato una volta raggiunta la stazione Metropolitana, sotto Milano Centrale.

L'ingannevole quiete prima della tempesta.
L’ingannevole quiete prima della tempesta.

Devo mettere in chiaro un’altra cosa: io non ce l’ho con i minorenni o che. Ce l’ho più che altro con gli esaltati. E se sono anche maleducati, la cosa peggiora. Fino a quando si è trattato di ragazzini rumorosi che parlavano della fiera, è filato tutto liscio. Il problema è cominciato quando dalla linea verde per Abbiategrasso siamo passati a quella Rossa per Lotto.
Da quel treno all’ingresso della fiera, ho visto il più totale manicomio. Ed ho preso così tante gomitate che nemmeno Daniele Bonera quando venne mandato all’ospedale da Libor Kozak. È stata la prima volta in cui ho sentito spingere così tanto da temere di finire sul binario ad alta tensione. O sotto il treno.
Quando il treno stava per sostare alla nostra fermata, ho sentito gli adolescenti (pre-adolescenti, devo correggermi), rumoreggiare cose del tipo “infiliamoci qui, spingila qui, dobbiamo scendere prima noi” e simili.
Aperte le porte, le greggi sono riuscite ad accedere all’ambita libertà. Il fiume umano rigorosamente under 15 ha cominciato a correre.
Sì, a correre. Correvano dalla metro alla fiera – secondo loro a due passi – per arrivare per primi poco dopo l’apertura, e non trovare fila per i biglietti.
Ci hanno superato come faceva Schumacher ad Alonso quando lui era in Minardi. Sono schizzati via schiamazzando, ed hanno continuato ad investirci e travolgerci anche lungo la strada.

Quando siamo arrivati alla Fiera, però, i cancelli prevedevano un ingresso ordinato, ed hanno compresso la ressa in una gradinata a spirale. Ho preso cazzotti e gomitate sui reni da denuncia, in quella fila. Credo che la maggior parte dei “bambini” ritenesse increscioso entrare ad una fiera di videogames dietro ad una donna, che avrebbero potuto agevolmente spostare per farsi largo con la forza. Peccato che fossi ben accompagnata, e che il loro piano si sia quindi scontrato con i due colossi che erano con me.
La soddisfazione maggiore, è stato saltare la fila alla biglietteria. Saltarla, perché in quanto redattrice di una testata del settore – peraltro espositrice – avevo il pass gratuito per l’evento. Così, mostrando il pass, sono passata in mezzo alla fila chiedendo gentilmente permesso, superando tutte le schiere di ragazzini picchiatori che avevano corso e pestato sui fianchi fino ad un minuto prima, dalla metrò alla Fiera.
Che rotti in culo, hanno il pass” è una delle frasi che ho sentito dedicarci. Ho gongolato alla grande.

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Il “piccolo” stand Electronic Arts.

Veniamo alla fiera vera e propria, che era grande. Ma grande davvero. Come numero di espositori, si intende. I nomi erano davvero illustri: NintendoSonyMicrosoftUbisoftElectronic Arts sono solo alcuni dei più noti che mi vengono in mente, presenti all’evento insieme agli stand delle diverse testate, tra cui quello di SpazioGames.it, per cui faccio la penna.
Il saluto con i ragazzi della redazione è stato estremamente gradevole ed atteso. Dopo un po’ di chiacchiare, ho cominciato a scorrazzare tra gli stand.

La cosa è stata vivibile fino alle 10.30 circa. Da lì in poi, la domenica si è fatta sentire, e tutti i giovani gamers non a scuola, si sono riversati all’evento. I colleghi mi hanno raccontato che al giorno d’apertura, sono stati capaci di calpestrarsi per raggiungere lo stand Activision e portare a casa la copia di Call of Duty: Ghosts riservata ai primi cinquecento. Sono anche riusciti a buttare giù una parte dello stand.

Questo, stand.

È stato da quell’ora in poi, che abbiamo capito che la Fiera era piccola: i nomi e le iniziative erano grandi, gli spazi erano microscopici. Così microscopici, che bisognava ingegnarsi a trovare un percorso per passare da un lato all’altro del capannone. In caso contrario, si poteva accettare di farsi spintonare e calpestare a piacimento.
Così piccoli, che se volevi provare PS Vita allo stand Sony, dovevi fare a cazzotti con quelli che volevano provare Gran Turismo 6.
Io ho avuto la brillante idea di voler provare PlayStation 4. Ho atteso un’ora e rotti, e ho visto cose che voi altri non potete nemmeno immaginare, tipo bambini che saltano le corde per infilarsi nella fila antecedente, saltando il giro di boa, e marmocchi vari ed eventuali che ti spingono indietro perché è questione di vita o di morte – provare PlayStation 4 per cinque minuti su un gioco qualsiasi.

Ho visto e provato un mare di cose interessanti, frugato un po’ di tutto, sbirciato il retrogaming, scattato foto a qualsiasi cosa e mangiato un hot dog tedesco affogato nel ketchup. E ho gradito anche i sacchetti di cioccolati Milka distribuiti gratuitamente dalle addette, per far assaggiare un nuovo prodotto in fase di lancio.
Poi, dopo pranzo, è ricominciato il delirio.

Le postazioni PS4, per le quali alcuni erano disposti ad uccidere.
Le postazioni PS4, per le quali alcuni erano disposti ad uccidere.

Ci siamo accomodati per un po’ a frugare allo stand Koch Media – tra parentesi, per quanto strizzi l’occhio ai bimbi, credo che il gioco dell’Ape Maia in francese su 3DS sia una delle esperienze ludiche più disturbanti che abbia mai avuto – prima di avvicinarci allo show Sony, che premiava i presenti col lancio di gadget. Mai si fosse sparsa la voce, siamo stati praticamente violentati da una schiera di fan assalitori che neanche alle transenne dei Metallica negli anni ’80, al punto che ho preferito lasciare il compito di partecipare al mio ragazzo e al nostro amico, allontanandomi per mettere in salvo la Reflex e me.
In mezzo a queso marasma, una ragazza è svenuta per la folla che schiacciava. Credo che questo renda l’idea dei livelli a cui il pubblico arrivava per avere una spilla e una matita marchiate PlayStation.

Carino lo show dei cosplayer, tutto per i bimbi quello Pokèmon (complimenti al papà la cui figlia mi ha rifatto le sopracciglia con un calcio, in braccio a lui). Ottimo il feeling di DualShock 4, peccato non aver provato Xbox One.
Prima di andar via, siamo tornati allo stand di mamma Nintendo per provare Donkey Kong su Wii U – ed io, nello specifico, per prendere un altro po’ di gomitate sui fianchi e di spintoni volti a farmi cedere il passo a chi aveva il cromosoma Y, come ai tempi dell’homo erectus – ed insperatamente, senza dover nemmeno svenire, abbiamo avuto il ricordo della spilla di Super Luigi U.

Lo stand Nintendo quando era ancora vivibile.
Lo stand Nintendo quando era ancora vivibile.

Il ritorno è stato decisamente più calmo dell’andata, e ringrazio Trenitalia per fare carovane da quaranta vagoni per la tratta Milano-Torino, dato che non avevo davvero le forze fisiche di farmi la tratta in piedi.

Nel complesso, è stata una fiera interessante, vivace, ma gli spazi hanno denunciato fin troppo presto di essere troppo piccoli rispetto all’orda degli ospiti (che poi si sono rivelati essere 60.000 in tre giorni), e questo difetto ha fatto venire fuori la peggior maleducazone dai giocatori più o meno adulti presenti.
Ho comunque passato più tempo a curiosare e giocare che a prendere stoccate sui fianchi, quindi posso ritenermi soddisfatta.
La prossima volta, solo, sicuramente non ci andrò di domenica. Non essere più in età scolare mi offre un vantaggio sugli sgomitatori. Credo che lo sfrutterò appieno.

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