Come individui, non abbiamo senso.
Nascere, vivere e morire da soli per perdersi negli eoni del cosmo è insignificante. Niente di più terrificante, per gli esponenti della nostra specie: rendersi conto di essere insignificanti.
Ecco perché passiamo tutta la vita a cercare di darle un senso, uno scopo. A darci un fine e a volte perfino una fine, per sapere qual è l’epilogo e tenere tutto sotto controllo.
Se tutti gli altri non ci fossero, saremmo impercettibili.
L’aria umida al largo dell’Alaska mi tagliava quasi la faccia, mentre camminavamo tutti insieme sul ponte della Missouri, verso le catapulte.
Tutti insieme.
Quel che restava di chi aveva deciso che dare alla nostra specie un futuro che valesse la pena vivere era più importante della nostra singolarità. Di arrivare a domani.
È con questa convinzione in fondo al cuore che, nonostante le speranze, nonostante i sogni e nonostante la paura, finisci con l’evadere da una cella a Shadow Moses per sfidare un esercito anche se non sai nemmeno come si spara ad un uomo. È così che finisci sulla fortezza Outer Haven del tuo peggior incubo.
Snake, Johnny ed io non eravamo affatto i più coraggiosi, per aver accettato quella missione.
Eravamo soltanto i più umani.
BE HUMAN – Il romanzo di Metal Gear Solid 4, Capitolo 14